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Il territorio non è solo un contenitore che ospita, uno spazio funzionale, un luogo da abitare, una bottega, un ufficio o una fabbrica dove lavorare: è molto di più. È dove si è accumulata la storia, le tradizioni, la ricchezza e l’identità di un Paese.
La parola tedesca Heimat, l’espressione latina genius loci o quella greca gea (più conosciuta nella sua declinazione ionica Gaia) si avvicinano maggiormente a questo concetto; e soprattutto ci ricordano che non è una risorsa da sfruttare ma innanzitutto un luogo da rispettare, talvolta da invocare e certamente anche da custodire. Ce lo ricorda un antico detto amerindio: “La terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri ma un prestito da restituire ai nostri figli”.
Dobbiamo allora, ora più che mai, ripartire dai territori per costruire percorsi di sviluppo economico e coesione sociale, soprattutto da quei luoghi dove avviene la produzione economica e quella culturale: uffici, fabbriche, botteghe, negozi, fattorie, ma anche musei, palazzi storici, siti archeologici… E il combinato disposto del distanziamento sociale forzato dal CoVid e della sempre più diffusa e incisiva rivoluzione digitale – che potremmo ribattezzare 4.0cov – ha reso ancora più necessaria e urgente una riflessione approfondita e multidisciplinare sugli spazi – soprattutto quelli di lavoro – chiedendo oggi, conclusa la fase acuta della pandemia e sviluppata una maggiore consapevolezza sui suoi impatti anche a medio periodo, risposte più stabili e ponderate: potremmo dire new ways of working.
Come le abitazioni diventano la manifestazione delle personalità delle persone che ci vivono, gli spazi di lavoro devono fornire un modo di rispecchiare e riverberare personalità, attitudini ed energia creativa di chi li frequenta e ci lavora; devono in qualche modo conservare l’impronta di chi ne ha calcato il suolo per renderlo più personale e contrastare il crescente anonimato dei non-luoghi, prodotto tipico della progettazione asettica – sia quella standardizzata per minimizzare i costi che quella da copertina per “épater le bourgeois”. La personalizzazione non deve essere necessariamente solo fisica. Il digitale può infatti essere uno strumento straordinario per trasformare di volta in volta spazi standardizzati in luoghi intimi e unici.
L’obiettivo di questo libro collettaneo è iniziare una riflessione fra addetti ai lavori che – a vario titolo – studiano i territori, vi interagiscono in maniera sistematica, ne progettano interventi o anche solo ne hanno cura. Partendo dai molti punti di vista e chiavi di lettura emerse durante il convegno Ripartire dai territori. La rigenerazione dei luoghi come strumento di sviluppo economico e sociale – organizzato dalla Fondazione Venture Thinking e dall’Associazione The Thinking Watermill Society –, vuole arrivare a una proposta preliminare di intervento che sia anche compatibile con l’attuale quadro normativo e soprattutto con le cornici progettuali del PNRR.
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